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Passera
Categories: Finanza

ECCO CHI E’ PASSERA

di Gianni Dragoni – 17 Novembre 2011
Il neo super ministro vanta amicizie e collaborazioni bipartisan. Sotto la sua
guida, Intesa si è distinta per le operazioni di sistema, fatte per favorire gli
amici e salvaguardare gli equilibri del potere economico: dall’affare Telecom
alla CAI, sino ai treni di Ntv. Saprà dimenticare il passato ed essere
imparziale?

Nel 2005 ha votato alle elezioni primarie dell’Ulivo insieme all’ex rivale
Alessandro Profumo, ma dal 2008 a oggi si è comportato come il più
filo-berlusconiano dei banchieri. Questo è Corrado Passera, nato a Como nel
1954, da ieri superministro del governo Monti, responsabile di Sviluppo
economico, Infrastrutture e Trasporti. Dal luglio 1996 fino a ieri è stato
l’amministratore delegato di banca Intesa, all’inizio si chiamava Ambroveneto,
l’istituto col maggior numero di sportelli in Italia. Tranne per quattro anni,
dal 1998 al febbraio 2002, nei quali ha guidato le Poste. Lo chiamò Romano Prodi
e Passera trasformò un carrozzone in un’azienda più efficiente e con i conti in
nero. Un risultato ottenuto anche mandando a casa più di 20mila persone.
Laureato in economia aziendale alla Bocconi, ha fatto le prime esperienze di
lavoro alla McKinsey. Poi è stato con Carlo De Benedetti alla guida della
Mondadori, all’Espresso e all’Olivetti, un’azienda che andava male e che lasciò
nel 1996 in condizioni disperate, con qualche ombra sulla sua gestione. Passera
ha trovato la consacrazione alla corte del cattolico Giovanni Bazoli, il grande
vecchio della finanza italiana che è il presidente di Intesa Sanpaolo. Come
Bazoli, Passera negli ultimi anni ha presentato Intesa come banca per il paese,
diversa dal modello liberista americano. Ma, più che a vantaggio della
collettività, Intesa si è distinta soprattutto per le operazioni di sistema,
fatte cioè per favorire gli amici e salvaguardare gli equilibri del potere
economico-finanziario. E’ stato così per l’intervento nella cordata insieme a
Mediobanca e Generali, il salotto buono della finanza, che nel 2007 ha comprato
il pacchetto di controllo di Telecom dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera.
Il socio forte della cordata però è la spagnola Telefonica. L’operazione di
sistema più controversa è la partecipazione alla cordata italiana che ha
comprato la polpa dell’Alitalia pubblica, la Cai dei patrioti chiamati a
raccolta da Silvio Berlusconi nella campagna elettorale del 2008, per respingere
Air France. Intesa è stata sia il consulente del governo per vendere l’Alitalia
pubblica sia il motore della cordata privata italiana, nella quale ha investito
100 milioni, saliti a 113 pochi mesi fa, ma il suo impegno è superiore, infatti
finanzia molti dei soci, da Colaninno a Ligresti. Due ruoli in commedia, con un
conflitto d’interessi.
L’operazione patriottica è stata una stangata da almeno tre miliardi per gli
italiani. Ma la carriera di Passera ne ha beneficiato. Intesa è una delle banche
che presta più soldi al gruppo Fininvest. In ottobre le aziende del Cavaliere
avevano debiti per un miliardo e mezzo con la banca di Passera, ma il debito
dovrebbe salire perché l’11 ottobre Intesa ha alzato di 400 milioni, fino a 2,7
miliardi, il massimale degli affidamenti a Fininvest. Anche in politica Intesa
finanzia Berlusconi: nel 2007 ha anticipato a Forza Italia 94 milioni di euro, i
soldi dei rimborsi elettorali che avrebbe riscosso negli anni successivi. Poi
c’è l’impegno della banca nelle autostrade, con una presenza nella
Brescia-Padova e in tratte da costruire come la Pedemontana lombarda, c’è la
quota del 20 per cento nella Ntv, la società ferroviaria di Luca Cordero di
Montezemolo e Diego Della Valle (con dentro le ferrovie francesi) che vuole fare
concorrenza alle Ferrovie dello Stato. Come ministro Passera dovrà occuparsi di
questi settori: riuscirà a dimenticare il passato e ad essere imparziale?
Da banchiere Passera aveva uno stipendio sui 3 milioni e mezzo di euro lordi
all’anno, oltre a una polizza sanitaria e previdenziale che costa alla banca
350mila euro. Nel 2006 ha guadagnato altri 26 milioni con le stock option di
Intesa, quando su questi guadagni le tasse erano appena il 12,5 per cento. In
questi giorni Intesa Sanpaolo, per aumentare la produttività dei dipendenti, ha
aumentato gli esuberi da 3mila a 5mila. Poi per l’ex “bocconiano dell’anno” è
arrivata la chiamata nel governo. E’ un comasco, sà benissimo dove è il
confine con la Svizzera, vedremo se si opporrà a ricuperare gli interessi
dei capitali esportati dagli italiani.

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