Un campo rom in fiamme per una bugia di una 16enne ai propri genitori: a Torino si è consumata una terribile storia – per fortuna senza feriti – in cui il razzismo la fa da padrona.
Ripercorriamo i fatti: nel tardo pomeriggio dell’8 dicembre una ragazza di 16 anni fa sesso con il fidanzato, un ragazzo di 23 anni. “Per me era la prima volta. Quando ho perso il sangue mi sono spaventata. Avevo i vestiti sporchi – racconterà lei – Sono entrata nel panico. Avevo paura che i miei genitori scoprissero tutto e mi punissero”.
Così la bugia, detta al fratello: “Sono stati due rom a violentarmi. Mi hanno preso alle spalle e trascinata tra i cespugli. Avevano una puzza terribile”. Il ragazzo vede due giovani nomadi che passavano nei pressi e li insegue; la voce che nelle ore diventa una miccia per la rabbia popolare. Segue una manifestazione del quartiere Vallette che diventa ben presto una vera e propria azione punitiva che ha il suo bersaglio nel campo nomadi della Continassa.
“Adesso basta, ripuliamo la Continassa”, recitava un volantino che è stato preso alla lettera da alcuni dei 500 manifestanti: per vendetta hanno attaccato la cascina dei 50 nomadi (che nel frattempo si erano fortunatamente allontanati), tutto è andato a fuoco mentre già arrivava la notizia che la ragazza si era inventata tutto.
La 16enne ha scrito nella serata di ieri una lettera aperte di scuse: “Ho visto in tv le immagini delle fiamme e mi sono sentita male. Mi vergogno da morire: mi sono resa conto solo ora di quello che è successo. Chiedo scusa a tutti e soprattutto ai bambini del campo. Chiedo scusa a tutta la gente del quartiere per la rabbia che ha suscitato la mia bugia. La colpa è solo mia. Sono pronta ad affrontare le conseguenze”.
Due uomini sono stati arrestati per l’assalto al campo rom, continuano le indagini concentrate anche su alcuni gruppi ultras della Juventus, ma non basterà per placare le polemiche. Anche il giornale La Stampa è finito sotto accusa per il titolo “Mette in fuga i due rom che violentano la sorella”, a cui è seguito il giorno dopo un articolo di scuse: “Probabilmente non avremmo scritto ‘mette in fuga due torinesi, astigiani, romani, finlandesi’. Senza volerlo siamo scivolati su un titolo razzista”.
Massimo Gramellini oggi sulla Stampa commenta i fatti parlando di tre cerchi dell’impotenza. Il primo è quello della famiglia: “i genitori costringono la figlia sedicenne a sottoporsi al controllo mensile di verginità, non stupisce che faccia sesso e poi si inventi di essere stata violentata dai rom”. Il secondo, quello della comunità: “La falsa notizia dello stupro si infiltra nel quartiere e scatena gli istinti primordiali. L’emotività dell’orda che vuole vendicare l’affronto con la violenza”. Il terzo cerchio, quello della politica, in questo caso rappresentata dalla dirigente del Pd di Torino che era presente alla manifestazione: “Marcia contro se stessa, visto che il suo partito governa Torino da decenni senza aver mai affrontato seriamente la questione”. Impotenza e razzismo, in una storia che deve far riflettere.
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