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-crazia endemica, la volontà che non vuole nulla
Categories: zio Babil

“Sì, io sono l’ateo, l’empio, che, in opposizione alla volontà che non vuol nulla,- voglio mentire, come mentiva Desdemona in punto di morte […]; assassinare come Timoleonte; violare la legge e il giuramento come Epaminonda […]; commettere suicidio come Otone[…];- voglio anzi cogliere spighe in giorno di Sabato anche solo perché ho fame e la legge è fatta per l’uomo, non l’uomo per la legge. Io sono questo empio e mi rido della filosofia […], poiché con la più sacra certezza che ho in me so che il privilegium aggratiandi per tali delitti contro la pura lettera della legge assolutamente universale della ragione è la vera prerogativa sovrana dell’uomo, il suggello della sua dignità, della sua natura divina.”

Vendola durante un rave?

Bersani fatto di lambrusco che legge un testo altrui?

un sacco di gente convinta di essere e ribelle e democratica?

uno di “uniti ma diversi” alla G.Chiesa/M.Fini?

DiPietro che legge Travaglio?

Travaglio che si guarda allo specchio?

no, è Friedrich Heinrich Jacobi, 1743-1819.

A leggerlo pare l’ispiratore dei movimenti democratoidi così accesi e determinati nel loro folclore, salvo dileguarsi nella condivisione (formalmente, non mettere in discussione) della necessità delle forze dell’ordine, perciò di uno stato di polizia; il tacere sulla violenta, pervasiva presenza di uno stato assassino e ingordo come il Vaticano, per dirne alcune …

Quell’entusiasmo tutto borghese dell’indignazione ma senza oltrepassare il confine del decoro, disposto addirittura alla delazione per isolare i “violenti”, per mantenere i cardini di un regime democratico che è solo regime, che uccide e organizza guerre ed eccidi in nome dei diritti. Il bon ton del cittadino che scrive al presidente (autore e firmatario con L.Turco di vere e proprie leggi razziali, vd.CPT, antesignani dei lager leghisti-pidiellini CIE); la sobria galanteria di chi si dissocia.

Assomiglia più alla connivenza, davvero.

Se il problema fosse chi è il presidente del consiglio, potremmo illuderci di fare qualcosa appena ci concedessero la possibilità di votare; per quanto questo già di per sé abbia poco a che vedere con la volontà popolare e col diritto al suffragio universale per cui tanti hanno combattuto e dato la vita.

Se poi pensiamo che, come pare evidente, è la finanza a scegliere i candidati, urne o meno, potremmo finalmente cominciare a pensare di dover agire, in difesa della nostra stessa sopravvivenza e di ciò che sarà e lasceremo in eredità a chi verrà dopo di noi, a chi ha appena, o da poco, iniziato a vivere.

 

A commento delle righe tratte dal Jacobi le considerazioni di Gyorgy Lukàcs:

“[…] una divinizzazione di sé medesimo priva di principi, un’ubriacatura soggettivistica dell’individuo borghese, la sua tendenza ad essere “eccezione”. Egli non vuole quindi sopprimere la legge universale, ma solo assicurare all’individuo borghese il diritto a una posizione d’eccezione (privilegium aggratiandi): la prerogativa aristocratica dell’intellettuale borghese di rappresentare (almeno nell’immaginazione, poiché a Jacobi non viene naturalmente in mente di commettere per davvero le azioni enumerate) un’eccezione alla legge universale.” G.Lukàcs, La Distruzione della Ragione.

Già, nell’epoca egotica che viviamo lo spirito sembra un po’ quello, ma più orientato sull’apparire..

Ci scuserete, bastava citare “L’Età dei Figuranti” di Michele Salvemini, al secolo CapaRezza.

Tutatakato

 

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