Novi Ligure, muore operaio all’Ilva
ma la fabbrica non si ferma
“Di certo i capiturno sono entrati nonostante il loro collega fosse appena morto” dicono ora gli operai dell’Ilva raccolti in un picchetto ad oltranza davanti agli ingressi dello stabilimento di Novi Ligure.
Anche oggi in fabbrica non si lavora, gli operai hanno incrociato le braccia ieri sera, subito dopo la morte di Pasquale La Rocca, capoturno del reparto spedizioni, schiacciato dal muletto su cui stava lavorando. Lo sciopero indetto dai sindacati subito dopo la tragedia proseguirà sino alle 22 di stasera, inizio del terzo e ultimo turno di lavoro. Sulla morte dell’operaio la Procura della Repubblica di Alessandria ha aperto un’inchiesta ma ciò che agita i dipendenti dell’Ilva è il comportamento dei vertici dell’azienda nell’immediatezza della morte di Pasquale La Rocca.
I più arrabbiati giurano che la produzione è continuata come se niente fosse accaduto. Mirko, un compagno di lavoro della vittima, però sottolinea: “No ci siamo fermati immediatamente anche per prestare soccorso a Pasquale, naturalmente abbiamo dovuto mettere in sicurezza il reparto”. In quel momento i settanta addetti del reparto stavano caricando tre camion. “Non è possibile far uscire i camion mezzi pieni – spiega Claudio, un altro spedizioniere – o escono vuoti o pieni. Per cui si è dovuto completare il carico”.
Sulla scarsa sensibilità dell’azienda che non avrebbe interrotto la produzione dopo la morte del capoturno del reparto Spedizioni hanno indagato i rappresentanti delle Rus.
“L’incidente è accaduto poco dopo le otto e venti. Un’ora dopo abbiamo proclamato lo sciopero per questa ennesima morte sul lavoro. Devo dire che quando ho attraversato i padiglioni lo stabilimento era tutto bloccato. Date le dimensioni della fabbrica però può essere accaduto che nei padiglioni più lontani non sapendo che cosa era accaduto abbiamo continuato a lavorare” ricorda Massimiliano Repetto. Resta il mistero del perchè del silenzio dei vertici dell’aziendali. “Il direttore Orlando Rotondi è uno che sa in in tempo reale qualsiasi cosa accada nei reparti -lamentano gli operai – possibile che non abbia saputo subito della morte di Pasquale e non abbia preso al decisione di bloccare tempestivamente il lavoro?”.
Secondo i meno arrabbiati però i vertici aziendali in quel momento erano occupati a rispondere alle domande del magistrato e dei carabinieri e quindi come ipotizza Moreno Vacchina, un altro rappresentante Rsu, “Può darsi che fossero talmente preoccupati da quanto accaduto che tra di loro nessuno ha pensato a fermare la produzione”. La preoccupazione dei vertici Ilva d’altronde è comprensibile. Sulle spalle hanno già una condanna conseguente alla morte di un operaio all’interno della fabbrica che in un primo tempo era stata invece addebitata ad un malessere ed era invece frutto di un incidente in reparto.
Il direttore Orlando Rotondi però non parla e la sua segreteria per qualsiasi comunicazione rimanda all’Ufficio Stampa a Milano. L’Ilva con un comunicato stampa esprime cordoglio per la morte di Pasquale La Rocca ma la vicenda nel frattempo ha già originato un’interpellanza parlamentare.
La Stampa 08 giugno 2012