Con questo titolo sono apparse il 16 dicembre scorso su Provincia Granda due risposte al nostro comunicato/volantino distribuito il 26 novembre a Garessio, in occasione della venuta dei governatori Cota e Burlando a Garessio, a sua volta parzialmente riportato sull’edizione del 2 dicembre; tema dell’incontro era la ss28, il suo potenziamento e il progetto di traforo Armo-cantarana.
eccole di seguito:
“In riferimento a quanto letto sulla “Pagina dei lettori” di questo giornale, nell’edizione uscita il 2 dicembre scorso, vorrei poter spezzare una lancia in favore di chi, da decenni e in maniera particolare ora, si fa promotore del potenziamento della Statale 28.
Inizio un discorso di natura più filosofica relativamente alle ragioni ambientaliste espresse dagli oppositori alla risorsa… Indubbiamente l’Alta Valle Tanaro vanta un magnifico territorio, un contosto ambientale da salvaguardare… e siamo d’accordo. Ma guardandoci bene intorno, senza agganciarsi a inutili discorsi senza fondamento su speculazioni varie, ci accorgiamo anche che la situazione economica e l’offerta in termini occupazionali è giunta al limite di esiguità estremo. Riprendo il discorso citato nella pagina della settimana scorsa, riguardo la ferrovia semi-abbandonata (è vero, oggi è così, ma un domani potrebbe essere una preziosa risorsa per il trasporto merci?), i progetti inutili e anzi “penalizzati” per l’economia locale già malridotta… una conferenza di falciate tanto pessimiste da rendere la nostra vallata un isolato Eden purtroppo destinato all’irreversibile morìa in un contesto esplicitamente vittimistico e senza speranza. La speranza a mio avviso invece c’è, ma come la storia ben si presta all’esempio, per ottenere il progresso (che tanto viene paventato da taluni come il bieco nemico della salute dei cittadini, della flora, della fauna, della bellezza paesaggistica, dell’aria, dell’acqua ecc…) è necessario intervenire sul territorio, tenendo ovviamente presente l’esigenza di un assetto urbanistico funzionale e il rispetto per l’ambiente. Una valle che non ha più niente da offrire non può curarsi con l’inerzia e con la rassegnazione, ma necessita di iniziative strategiche, che in questo caso andranno sì valutate dal punto di vista della liceità e dell’impatto ambientale, ma l’obiettivo verso il quale si punta (e dovrebbe ormai essere di dominio pubblico), non è la cosiddetta “schizofrenìa speculativa legata alla Green Economy”, bensì quel tanto sbandierato “sviluppo sostenibile”…
Un buon progetto di risanamento economico, reso attuabile da studi approfonditi di incidenza sull’intero apparato infrastrutturale della zona, non può essere che ben accetto, se porta una ventata d’ossigeno occupazionale in questa valle di lacrime. Il futuro industriale obsoleto lo lascerei alle zone del mondo dove vivono gli indigeni, gli aborigeni e le popolazioni delle foreste che effettivamente non trarrebbero nessun beneficio, ma solo rogne, dall’industrializzazione, perché da millenni la loro economia è basata esclusivamente sul sostentamento locale. Noi forse abbiamo esigenze diverse perché viviamo in un sistema economico e sociale un tantino differente… E qui chiudo il discorso filosofico per arrivare a quello pratico. La situazione tragica in cui si trova io nostro magnifico habitat, è a mio avviso di essere dimenticato e irraggiungibile: chi investirebbe i propri capitali in una valle morta e poco popolosa con collegamenti viari insufficienti? Se la furbizia è la padrona dell’economia, penso nessuno. E’ indispensabile attingere dal potenziamento viario il beneficio di rendere fruibile e centrale la Valle Tanaro, strategica poiché collegamento obbligato e veloce fra il mare e le realtà produttive piemontesi. E’ su questo che bisogna fare leva per la rinascita di tutto il sistema locale. Non penso vi sia altra soluzione, visto che il turismo purtroppo è così limitato da non essere sufficiente a sostenere la fame economica della zona, sebbene la zona stessa vanti bellezze panoramiche uniche. In conclusione, non si tratta della “svendita del nostro habitat”, ma della creazione di un giro economico che incentivi chi passa attraverso la valle, a conoscerla e sfruttarla al pieno delle sue potenzialità produttive e turistiche. A.M.”
“Mi vedo costretto a rispondere alla lettera pubblicata nella pagina “la posta dei lettori” dal titolo “Garessio: non tutti sono d’accordo sul potenziamento della SS28”. premetto che non voglio alimentare nerssuna polemica, e rispetto opinioni diverse se sono dette o scritte, non come in questo caso, in maniera corretta e veritiera soprattutto per il rispetto che dobbiamo avere nei confronti dei lettori. Ricordo ai rappresentanti del Comitato “Treni Alpi Liguri” e “Comitato popolare Sciancui” che nel convegno di sabato 26 novembre si è parlato e discusso prevalentemente sul collegamento tra Piemonte e Liguria attraverso il traforo Armo-Cantarana. Non sono un paladino del cemento, ma credo che le infrastrutture siano indispensabili per lo sviluppo di un territorio. La nostra Valle ha subito e subisce ancora oggi un grave fenomeno di spopolamento, dovuto essenzialmente alla mancanza di occupazione dei giovani che non riuscendo a trovare un impiego nelle industrie della Vallata sono costretti ad emigrare in altre città in cerca di un’occupazione o a fare i pendolari percorrendo una statale poco sicura. le industrie, le piccole attività artigianali, quelle poche rimaste, hanno difficoltà di logistica dovuta essenzialmente a infrastrutture inadeguate, industrie che rischiano l’isolamento ogni qualvolta si verificano eventi atmosferici importanti. Contrariamente a quanto scritto dai rappresentanti dei comitati sono certo che migliorando i collegamenti con la Liguria, si potrebbe incentivare un passaggio turistico che attualmente non esiste più. Si vedrebbero probabilmente realizzati quegli interventi che da più di un anno chiediamo vengano realizzati per migliorare la sicurezza nel tratto tra Ceva e Ormea. Altra inesattezza scritta e che devo smentire; riguarda la paventata chiusura dell’Ospedale di Ceva. Credo sia opportuno smetterla di fare del terrorismo gratuito che non porta a nulla, l’ospedale di ceva non è a rischio di chiusura. Per tutte le altre considerazioni, lascio ai lettori pieno arbitrio nel giudizio. Ho deciso di vivere in questa Valle, ne ho avuto la possibilità perché qui ho trovato un lavoro, oggi purtroppo i giovani non hanno più questa opportunità di scelta. Proprio per questi motivi credo nell’importanza delle infrastrutture, per la sopravvivenza della nostra vallata. Invito coloro che mi hanno nominato nell’articolo ad avere più coraggio, io quando credo in quello che faccio in quello che dico o in quello che scrivo ci metto non solo la faccia ma anche la firma.
Luciano Sciandra,
sindaco di Priola”
A seguire la risposta dei due comitati, pubblicata su Provincia Granda del 30 dicembre:
Al Direttore di Provincia Granda
Egregio Direttore,
con riferimento all’incontro in Garessio del 26 novembre sul tema della SS28 vorremmo chiarire alcuni aspetti emersi dalle risposte dei signori A.M. e Luciano Sciandra del 16 dicembre.
Non siamo affetti da astratto puntiglio da ambientalisti, anzi desideriamo il progresso vero, frutto di confronti completi e corretti tra vari progetti e iniziative.
Avvertiamo che decenni di spesa pubblica usata per creare consenso elettorale hanno generato troppi miti, tra cui “l’asfalto come progresso”, che da tempo stanno scricchiolando, e non reggono proprio più nelle regioni europee avanzate e competitive.
I trafori stradali tra Val Tanaro e la Liguria sono idee dal fascino abusato da mezzo secolo, ma ormai antistoriche, per ragioni economiche (costi crescenti del trasporto su gomma), di sicurezza e ambientali, “politiche” insomma.
Lo spopolamento si contrasta attivamente nelle valli i cui abitanti valorizzano le risorse e vi incentrano l’economia reale; in Val Tanaro, invece, la propaganda di grandi opere stradali come “unico” rimedio, rifiutando con atteggiamento reazionario ogni confronto anche solo col trasporto su rotaia, fornisce ancora alibi ad amministratori che aspettano la “manna dal cielo”.
Attenzione al mito occupazionale: chi valorizza le risorse proprie ed inalienabili non avrà mai padroni “da fuori”, non subirà il ricatto di stabilimenti smontati e spostati ad Est, e non dovrà svendere il territorio, tantomeno come corridoio per camion veloci.
L’Armo-Cantarana: è solo parte di una “camionale” che, per entrare nel club delle opere strategiche, si è messa il vestito della domenica: “Corridoio Plurimodale Tirrenico – Nord Europa”. Peccato che di plurimodale non abbia un bel niente, perché non giunge ad un porto e non prevede l’uso della ferrovia, anzi, si pone gravemente in alternativa ad essa: in piena contraddizione con gli obiettivi dichiarati nel Piano dei Trasporti della Regione Piemonte e le raccomandazioni del recente Libro Bianco dei Trasporti europeo, il tutto in assenza di un Piano dei Trasporti da parte della Regione Liguria.
Assai fuorviante è considerare la realizzazione del tunnel di valico senza le circonvallazioni che esso renderà necessarie (e non saranno gratis): se davvero si tiene alla salute e alla sicurezza, quanto sangue dovrà essere versato nel Tanaro e quante campagne elettorali verranno cavalcate sulle future varianti alla SS28 ?
Noi poniamo la questione del buon uso del danaro pubblico (con o senza la maschera della finanza di progetto, la garanzia vera sui progetti infrastrutturali rimane a carico dei contribuenti) unitamente a quella della salute degli abitanti e la competitività del territorio.
Guai a ritenere la Val Tanaro “una valle che non ha più niente da offrire”, e lasciarla al sacrificio dell’economia globalizzata che trasferisce i magazzini a bordo dei camion: anche se la si chiama “logistica”, di logico spesso c’è ben poco: il più delle volte si specula solo sulla trasformazione di suolo coltivabile in piazzali asfaltati.
La nostra idea di futuro in Val Tanaro e nell’entroterra ligure non prescinde dalla ripresa dell’economia agricola e artigiana, dalla cura del paesaggio all’avvio di una filiera forestale di eccellenza, alle specializzazioni industriali che valorizzino le competenze già esistenti in valle, alla cura dell’accoglienza turistica.
La valle non ha bisogno di “aquile che imbocchino i pulcini”, e senza attendere elemosine e iniziative “dall’alto” bisogna svolgere con gli amministratori pubblici un lavoro più profondo di critica e confronto fra ogni realistica iniziativa.
Lo sfacelo del paesaggio lungo le strade statali, con il pazzesco consumo di suolo per capannoni sempre più inutilizzati e squallidi (vedasi Priola, o l’ex-regione-agricola Bastianetti), avrebbe dovuto farci capire da un pezzo che questa valle unica, metà alpina e metà appenninica e già munita di linea ferroviaria, è da valorizzare con cura, e non trasformare in periferia urbana.
Certamente al sindaco Sciandra riconosciamo la responsabilità di aver portato presidenti e assessori regionali per parlare “solo della strada”, ignorando che il mandato degli assessori è sui “trasporti” in senso compiuto, e quindi loro compete anche il confronto gomma-ferro; è stato avvilente sentir presentare l’assessore Bonino come “assessore alla viabilità”, e ripetere più volte al pubblico l’invito a “parlare solo della strada”.
Per meglio esercitare le censura gli organizzatori della passerella garessina del 26 novembre sono ricorsi ad un espediente veramente subdolo: l’esca del tema “buonista” della “sicurezza della SS28”, che ogni persona di buon senso capisce essere in perfetta contraddizione col “potenziamento del traffico” pesante, vero obiettivo emerso dalla discussione.
Avvertendo tale ipocrisia, prima e durante l’incontro con i governatori Cota e Burlando si sono dovuti distribuire volantini fuori e dentro la Casa dell’Amicizia, esplicitamente sottoscritti dai nostri comitati, che peraltro non sono gli unici ad osservare quanto sta accadendo.
Ovvio che non si appone la firma di ciascun aderente ad un Comitato su documenti frutto di lavoro collegiale; è bene ricordare però che tra i sottoscritti vi è anche chi ha deciso di venire a lavorare in questa valle perché vi ha trovato una qualità della vita migliore che altrove, almeno per ora (il cenno al futuro dell’Ospedale di Ceva non voleva alimentare allarmismo, ma ricordare un tema cruciale).
Il presidente del Comitato Treno Alpi Liguri ha anche consegnato una decina di “domande illustrate” sul tema dei trasporti, innanzitutto al presidente Sappa; e pur avendoci posto la firma, ed essendo intervenuto tra il pubblico qualificandosi con nome e cognome (come fa da oltre un decennio anche su questo giornale), non ha ricevuto alcuna risposta pertinente. Il presidente della società autostradale ha strappato i fogli di Stefano Sibilla, o i relatori si sono auto-censurati sul tema del confronto strada-ferrovia, o le domande erano troppo imbarazzanti ? In ogni caso, noi riteniamo che ogni cittadino vero si debba svegliare.
Non è sterile polemica, dato che c’è molto da fare e poco tempo da perdere: ma non lasciamo alibi per accogliere pigramente soluzioni pre-confezionate; noi sentiamo il dovere di scrivere, progettare, coinvolgere e informare il pubblico, i giornali e invitiamo ogni portatore di interessi a contribuire a questo lavoro.
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